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Un giudice conferma: il Governo Ciampi trattò con la mafia

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SHIVA©
view post Posted on 5/4/2011, 20:43     +1   -1





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Un giudice conferma: il Governo Ciampi trattò con la mafia. Si, lo stato italiano cercò di trattare la resa con la mafia all'epoca di Oscar Luigi Scalfaro Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi Presidente del Consiglio, Nicola Mancino ministro dell'Interno e Giovanni Conso ministro della Giustizia.
La rivelazione è arrivata in un'aula di tribunale a Palermo da un testimone di eccezione: il magistrato Alfonso Sabella, attualmente in servizio al tribunale di Roma. Chiamato a deporre al processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori, Sabella ha ricordato i suoi anni da pm a Palermo, quelli al Dap e soprattutto quelli alla procura di Firenze quando collaborò con il pm della Dna Gabriele Chelazzi (oggi scomparso) all'inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia. Sabella, che è uno dei magistrati più apprezzati dalle associazioni antimafia, ha rivelato che Chelazzi era convinto che il generale Mori avesse avuto da organi dello Stato un mandato a trattare con i boss di Cosa Nostra. Secondo lo stesso magistrato «lo Stato, dopo le stragi del '93, tentò di dare un segno di disponibilità a Cosa Nostra alleggerendo il numero dei boss sottoposti al regime carcerario duro previsto dall'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario».
La deposizione di Sabella è importante perché nonostante tutte le smentite, omissioni e parziali rivelazioni sulla trattativa fra Stato e mafia sotto il governo Scalfaro-Ciampi, sta emergendo con chiarezza come allora ci si arrese alle condizioni imposte da Cosa Nostra. Secondo il ricordo di Sabella il suo collega Chelazzi carpì qualche elemento per ricostruire questa oscura vicenda «da un incontro che si svolse fra il generale Mori e l'ex vicecapo del Dap Francesco Di Maggio».
Nel colloquio ci furono riferimenti espliciti alla direttiva governativa di trattare con i boss di Cosa Nostra. E il clamoroso risultato fu la liberazione dal giogo del carcere duro per oltre 130 boss mafiosi dell'Ucciardone e per centinaia di detenuti mafiosi e camorristi nelle carceri campane. Fra i beneficiari vi furono alcuni dei protagonisti delle stragi del '92 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e perfino uno dei rapitori e barbari assassini (sciolsero il corpo nell'acido) del giovanissimo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. A calarsi le braghe davanti a siffatti nobiluomini fu il tanto celebrato governo tecnico della fine della prima Repubblica, che oggi parte del Pd vorrebbe erigere a modello per sostituire l'odiato Silvio Berlusconi. Ma quel governo Ciampi co-diretto al Quirinale da Scalfaro, uno dei grandi moralisti della Repubblica, non solo invece di combatterla si arrese senza condizioni alla mafia, ma si è tenuto questo segreto per quasi due decenni. Fino a quando chissà se per ingenuità o per rimorso nel novembre scorso il quasi novantenne professore Conso ha deciso di rivelare i primi particolari di quel che accadde, sostenendo di avere fatto tutto da solo senza informare nessuno, proprio per vedere se quella grazia concessa ai boss fosse in grado di salvare l'Italia da nuove stragi. La versione di Conso è stata ritenuta sia dalla commissione antimafia che lo ha ascoltato sia dai magistrati palermitani che hanno aperto una inchiesta, assai poco credibile. Proprio per questo i pm palermitani alla vigilia di Natale hanno interrogato per lunghe ore a Roma sia Ciampi che Scalfaro, segregando il contenuto di quei verbali .


http://sitoaurora.splinder.com/post/242082...to-con-la-mafia
 
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fixaccio
view post Posted on 6/4/2011, 17:33     +1   -1




Beh...questa è una pessima notizia per la...DESTRA!!!
Inevitabile supporre che si metterà in moto un'altra procura che attesterà:

1) la non credibilità del teste in oggetto
2) il suo essere al soldo di berlusconi
3) di avere un torbido passato come tenutario di un bordello
4) di essere stato, nella giovinezza, secondo cugino dello stalliere di Arcore
5) e, se proprio non ce la si fa a buttargli un pò di merda addosso, a tenerlo sui carboni ardenti finchè schiatta per l'età...


ps - abbiamo visto quello che è capitato all'ex comunista Bertolaso...
 
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SHIVA©
view post Posted on 8/4/2011, 05:37     +1   -1




Trattativa Stato-mafia Castelli: "Io dissi no, ma la sinistra ..."




Nel 2003-04, quando si trovava al vertice del ministero di Giustizia Castelli rifiutò una sorta di trattativa con esponenti mafiosi che promettevano una pubblica dichiarazione di dissociazione in cambio di contropartite


Nel 2003-2004, quando si trovava al vertice del ministero di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli rifiutò una sorta di trattativa con esponenti mafiosi che promettevano una pubblica dichiarazione di dissociazione in cambio di alcune contropartite. L’allora ministro disse di no "da solo", ma non in assoluta solitudine perché "vi era l’accordo con importantissimi magistrati dell’epoca". Castelli ha fatto quella che definito una "rivelazione" nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Pdl per denunciare l’atteggiamento "disponibile" del centrosinistra rispetto alla revoca del 41 bis tra il 1992 il 1993.

Le trattative tra Stato e mafia La ferita è ancora aperta. Il buco nero nella storia del nostro Paese pure. Ancora oggi un silenzio assordante sigilla il cratere aperto nel novembre del 1993 dall’allora Guardasigilli Giovanni Conso: incredibilmente il ministro della giustizia non prorogò il 41 bis per circa trecento mafiosi. Un gesto inspiegabile in un momento drammatico di lotta a Cosa nostra, in piena emergenza, e dopo i mesi terribili delle bombe ai monumenti. Lo Stato si piegò davanti alle mani insanguinate dei boss. Interrogati su questi fatti gli ex capi di Stato Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi non ricordano nulla. Contro questo inaudito silenzio si è gettato l'ex ministro leghista. Castelli chiarisce che la decisione di rispedire al mittente le avances fatte da "boss di prima grandezza" venne presa senza che si consultasse con alcun componente del governo. "Il 41bis, che io ho stabilizzato, è un regime veramente duro e i mafiosi lo temono - spiega l'ex titolare del dicastero di via Arenula - ci giunse la proposta di una pubblica scelta di dissociazione. Si sarebbero arresi allo Stato a patto di avere una contropartita". L'esponente del Carroccio ci tiene a sottolineare che "fu una decisione presa in piena coscienza e in accodo con importantissimi magistrati". "Io ma non solo io abbiamo ritenuto che con la mafia non si può intavolare alcuna trattativa - continua l'ex ministro di Giustizia - misi, quindi, sul piatto della bilancia questa offerta e il fatto che si dovesse trattare e decisi per il no". L'allora Guardasigilli non voleva "assolutamente" che "si potesse pensare che lo Stato avesse intavolato trattativa". E chiarisce: "Io in quegli anni ho preso importanti decisioni in assoluta solitudine.


Chissà perché l'Asinistra (forumistica in primis) tace in proposito...

TRATTARE E METTERSI A PECORONI CON LA MAFIA E' LECITO SE A FARLO SONO I COMPAGNI (DI MERENDE)?



fonte: il Giornale
 
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Spica
view post Posted on 8/4/2011, 08:31     +1   -1




CITAZIONE (SHIVA© @ 8/4/2011, 06:37) 
[..]
TRATTARE E METTERSI A PECORONI CON LA MAFIA E' LECITO SE A FARLO SONO I COMPAGNI (DI MERENDE)?

mon amì, la mafia è (oltre a tutto quel che è) uno stato mentale, una sorta di "etica", di morale, forse di religione.
la stessa del "pater familias" di antica memoria, quello che aveva il potere di vita o di morte, di onore o disdoro, su tutti i membri.
e quella attuale è uno stato nello stato, dilagante degenerazione dello stesso concetto.
lo vedi nel quotidiano, fra le varie caste che si auto-proteggono, lo vedi nei comportamenti virtuali, lo senti in esortazioni diffuse.

poco fa ho letto, fra l'altro:

Viviamo in un contesto d’interconnettività senza precedenti.
L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti



non perché lo "frequenti", per curiosità, perché era in home. è tratto da questo libriccino dal titolo intrigante.

infatti siamo circondati da gente che "s'indigna", a parole, ripetendo pedissequamente slogan del guru che si è scelta.
e da una parte e dall'altra, da destra e sinistra, parole ormai divenute prive di significato perché, alternandosi, farebbero esattamente le stesse cose, da passacarte della commissione eu che sono diventati.
e questa è la prima non verità degli uni e degli altri: non dirlo, beandosi, gli uni e gli altri, della loro apparente condizione di "pater".

chi ha scritto quel libriccino è stato anche fra i principali redattori della "Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo".
be', hanno "scordato" di inserire qualcosa di importante:
.- il diritto di ogni uomo alla propria cultura.
.- il diritto di ogni uomo di poter restare nel luogo dove è nato e di potersi nutrire nella loro diversità.

invece abbiamo un futuro di pizza e di hamburger industriali, gli stessi su tutto il pianeta.
e noi siamo ciò che mangiamo.
 
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3 replies since 5/4/2011, 20:43   83 views
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